Riproponiamo qui un articolo pubblicato alcuni anni fa sul sito TestaAlta.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una grande diffusione degli stili militari di combattimento corpo a corpo. Questi sistemi hanno portato ancor di più all’attenzione il conflitto tra “allenamento realistico” e realtà.
La ricerca del realismo in combattimento si è spinta in diverse direzioni.
Alcuni istruttori sono arrivati a proporre lo sparring (anche armato) senza protezioni, altri hanno adottato il metodo di proteggere totalmente “l’aggressore simulato” perchè subisca l’azione difensiva senza riportare danni, altri ancora si sono situati a metà tra queste due vie estreme.
Bisogna accettare che qualunque allenamento, per realistico che sia, non potrà mai essere come la realtà. E’ impossibile che lo sia.
Praticare sparring senza protezioni, non corrisponde al combattimento reale, in quanto non chiama in gioco la componente sopravvivenza, che è sempre presente nella nostra mente “rettile” durante uno scontro reale. E’ improbabile che in palestra il vostro compagno voglia uccidervi in allenamento, altrimenti le palestre sarebbero vuote. Bastonate messe a segno con reale aggressività, facilmente produrrebbero fratture ad ogni tocco ed il combattimento finirebbe in un paio di colpi e con almeno un ferito grave; le consegueze di tale allenamento si tradurrebbero in settimane o mesi di inattività e ciò risulterebbe poco produttivo, sia per l’istruttore che per gli studenti.
Altrettanto “realistico ma non reale” è il combattimento con tante protezioni da rendere lo sparring partner quasi invulnerabile; difficilmente l’aggressore avrà reazioni realistiche ai colpi giunti a segno, se non abituato a “simularne” l’effetto. E’ però indispensabile proteggersi, per evitare gravi infortuni.
Entrambi questi metodi non sono quindi allenamenti alla realtà, perchè non potrebbero replicarla se non a scapito della sicurezza; sono allenamenti realistici. Possono essere utilizzati in preparazione alla realtà, così come tutte le vie di mezzo tra gli estremi sopra citati, ma, qualunque metodo si utilizzi, è ancora più importante insegnare ai propri studenti quali effetti possa produrre un colpo ai genitali, al mento, alla gola, ecc., così che possano manifestare reazioni “tendenti al reale” quando vengono colpiti in modo realistico dal proprio compagno di corso. E’ giusto inserire gli sparring realistici periodicamente come test di tecniche, capacità ed abilità allenate, ma non devono diventare l’allenamento stesso. Sono solo uno dei tanti metodi allenanti. Senza studio della tecnica ed una buona didattica, sotto pressione, emergeranno esclusivamente gli atteggiamenti inconsci dell’individuo, che non avrà quasi nulla da provare e rafforzerà i suoi atteggiamenti istintivi per via del forte stress prodotto dallo scontro (e non è affatto detto che siano le reazioni ricercate dall’istruttore).
La realtà, privata in parte della sua componente più istintiva e primitiva, permetterà di creare allenamenti realistici.
Ad esempio:
una persona colpita alla gola o agli occhi mentre attacca con un coltello, arresterà (almeno temporaneamente) il suo movimento;
la presa di un aggressore al vostro collo, una volta colpiti i suoi genitali, difficilmente eserciterà la stessa forza;
il corpo di un aggressore non rimarrà rigido come uno stoccafisso mentre colpirete punti da KO.
E’ bene che gli studenti (e soprattutto gli istruttori) lo comprendano per poter praticare allenamenti davvero realistici…naturalmente evitando il fenomeno del “cecchino”; la reazione simulata al colpo non deve essere esasperata.
Attenzione anche agli studenti del continuo “non funziona”, perchè è impossibile convincerli del contrario senza danneggiarli, a meno che non gli si insegni a priori quali reazioni produrrebbe un colpo vero, portato con il vero impatto al reale bersaglio.
Ci permettiamo anche di consigliare di diffidare dei maestri del “non funziona nulla che non insegni io”.
Molti sistemi funzionano, se studiati e praticati in modo corretto; trovate quello adatto a voi e sarà funzionale.